Riduzione delle risorse da destinare alle funzioni fondamentali, soprattutto in alcuni settori strategici – mobilità, ambiente e istruzione – solo in parte controbilanciata da una ripresa delle spese per l’istruzione nel 2015. A tre anni dalla cosiddetta “riforma Delrio”, che ha ridisegnato il ruolo delle Province, uno studio del Senato fa il punto sullo stato dell’arte arrivando alla conclusione che il problema principale continua a essere la riduzione delle risorse da destinare alle funzioni fondamentali.

Sono 107 le ex Province riordinate nel 2014 e pur con risorse limitate hanno compiti importanti: devono garantire la sicurezza di 5.179 edifici che ospitano 3.226 scuole superiori frequentate da 2,6 milioni di ragazzi, hanno la responsabilità della manutenzione di 130mila chilometri di strade e 30mila tra ponti, viadotti, gallerie, si devono occupare di difesa del territorio e tutela dell’ambiente. Se il trasferimento delle funzioni e delle risorse delle ex Province (il personale soprattutto) è sostanzialmente concluso, un punto critico appare oggi rappresentato – si legge nello studio – dalla scelta di molte Regioni – non pienamente in linea con i principi del riordino e dell’articolo 118 della Costituzione – di accentrare importanti funzioni non fondamentali invece di assegnarle ai comuni e alle loro associazioni. Inoltre, una valorizzazione incompleta sembra aver finora impedito alle Città metropolitane di diventare enti di effettivo governo del territorio.

Le principali criticità del riordino, tuttavia, non sembrano dipendere dall’impianto della riforma, quanto piuttosto dalle risorse destinate agli enti di area vasta. Come affrontarle? Secondo i curatori dello studio servirebbero misure finanziarie ad hoc, nella misura in cui lo consentano le condizioni delle casse pubbliche e la riattivazione del processo di autonomia finanziaria degli enti territoriali, avviato nel 2009 con la legge sul federalismo fiscale ma rimasto ancora incompleto.