Sfiora il 50% la stima del crollo della produzione olivicola in Puglia a causa delle gelate di febbraio e marzo scorsi nelle due aree a forte potenziale produttivo, quali le province di Bari, BAT e Foggia, mentre sulle 3 province salentine si è abbattuta la scure della Xylella, con una drammatica riduzione delle olive prodotte fino al 60% per colpa del disseccamento degli ulivi. E’ il bilancio di Coldiretti Puglia sulla prossima campagna olivicola che si preannuncia ottima per qualità, ma assolutamente negativa sul fronte della qualità per la regione più olivicola d’Europa, dove si produce il 50% dell’olio extravergine italiano.

«E’ un bollettino di guerra negli oliveti – denuncia Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia – dove si stima che ‘la nostra economia olivicola, settore portante per l’agricoltura pugliese, perderà quasi 1,8 miliardi di euro nelle province di Bari, BAT e Foggia, mentre 1,5 miliardi di euro nel Salento per colpa della Xylella. Siamo fortemente preoccupati che la brusca diminuzione di olio extravergine pugliese faccia crescere ancora le importazioni di olio dall’estero, perché al danno si aggiungerebbe la beffa di sofisticazioni e contraffazioni. Se si vuole acquistare un ‘vero’ extravergine ‘made in Italy’ bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione. I 3 elementi da tenere sempre d’occhio sono prezzo, anno di produzione e scadenza».

«Le olive saranno così poche e così buone – aggiunge Coldiretti Puglia – che andranno letteralmente ‘a ruba’ e per questo chiede alle forze dell’ordine di programmare sin d’ora un presidio nelle aree rurali contro i predoni degli oliveti ancora più capillare».

«Mentre crescono i consumi di olio, nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute rapidamente, nonostante la Puglia sia la regione più olivicola d’Europa. Gli oli stranieri vengono importati – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati per ‘costruire’ blend con oli regionali. Gli oli di oliva stranieri percorrono centinaia di chilometri in nave e/o in autobotti che non solo contribuiscono all’emissione di CO2 nell’atmosfera, ma proprio per le condizioni di trasporto si degradano. Gli oli di importazione vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri».

La PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%.