E’ un articolo di Paola Springhetti su VinoNuovo.it ripreso e condiviso dal Vescovo di Andria, Mons. Luigi Mansi, a riproporre un tema caldissimo in questo periodo storico: il rapporto Cattolici-Governo. In particolare questo governo ed in particolare il Ministro dell’Interno Matteo Salvini e le sue scorribande mediatiche. Il Vescovo di Andria, come confermatoci da lui stesso, pone un punto importante prendendo una posizione netta verso le idee e le parole del Ministro dell’Interno.

Di seguito l’intero articolo condiviso e sottoscritto dallo stesso Vescovo di Andria: «Non ci volevo credere, ma l’ha detto davvero, Salvini. Il 26 agosto, concionando trionfante da Madonna di Campiglio in diretta su La7, il ministro dell’Interno ha annunciato che era stato risolto il problema dei migranti sequestrati sulla Diciotti a Catania, grazie alla Chiesa Italiana che ne ha accolti un centinaio, e ha detto «siamo riusciti finalmente ad aprire le porte anche della Chiesa». Ha detto davvero “finalmente”, come se fino ad ora la Chiesa non fosse stata accogliente, nelle parole e nei fatti».

«Sulle parole l’elenco sarebbe lungo. A parte le note posizioni del Papa, hanno preso posizioni molto chiare, nei mesi scorsi, il presidente della Cei, Mons. Gualtiero Bassetti e molti altri vescovi, come Zuppi, Perego, Lorefice, Delpini, Nogaro, Simoni, Montenegro, solo per fare alcuni nomi di diocesi piccole e grandi, del Nord e del Sud. Ma la Chiesa non è fatta solo di vescovi, e infatti hanno parlato singole personalità di rilievo – come Ravasi e Bettazzi -, teologi e teologhe, intellettuali. Ma soprattutto hanno parlato le realtà ecclesiali più attive e vivaci: dalla Caritas ai Gesuiti del Centro Astalli, da Sant’Egidio all’Azione cattolica e all’Agesci e al vasto mondo dell’associazionismo, e poi ordini religiosi, parrocchie, gruppi di volontariato, famiglie. È il mondo dei cattolici praticanti e attivi, che pensano e agiscono nella quotidianità di questa complicata società».

«E che, oltre a parlare, agiscano è fuori di dubbio, anche se è difficile censire tutto ciò che viene fatto. Un po’ di numeri li ha sintetizzati Paolo Lambruschi su “Avvenire” nel luglio scorso, in un articolo dal titolo indicativo: “Basta bufale. Ecco cosa fa la Chiesa italiana per i migranti”. I dati si riferiscono alla primavera del 2017, quando erano state accolte circa 25 mila persone in 136 diocesi. L’accoglienza è stata fatta in collaborazione con lo Stato, visto che «ha supportato il sistema dei Cas, i prefettizi Centri di accoglienza straordinaria, e per il 16% è entrata nel sistema Sprar gestito dal Viminale con i Comuni». La Chiesa ha impegnato per questo canoniche, seminari, strutture ecclesiali, ma anche sedi episcopali. Inoltre 2.700 persone sono state accolte in parrocchie e 500 in famiglie, dunque fuori dal sistema pubblico. Bisogna poi aggiungere 2.000 profughi giunti in tre anni con i corridoi umanitari di Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche, Chiesa valdese, CEI. E i 300 profughi detenuti nelle galere libiche, evacuati in collaborazione con Governo e Acnur e accolti dalle Caritas diocesane».

«A questi numeri – nel frattempo cresciuti – bisognerebbe però aggiungere tutto il lavoro, spesso volontario, per l’integrazione: il supporto legale, l’insegnamento della lingua, l’inserimento scolastico, l’assistenza medica, l’aiuto per trovare lavoro… e soprattutto quel patrimonio immenso di relazioni che vengono tessute tra chi accoglie e chi viene accolto e che sono il cuore dell’impegno dei cattolici. Un capitale umano e sociale che non ha prezzo. E ora che la Cei gli ha tolto di mano la patata bollente di una situazione altrimenti senza via di uscita – l’avere fatto il bullo con un gruppo di migranti che vengono dall’Eritrea, e quindi con tutta probabilità aventi il diritto di essere riconosciuti come profughi – Salvini dice che “finalmente” è riuscito ad aprire – lui! le porte della Chiesa. In quel comizio, quasi altrettanto fastidiose sono state altre due affermazioni. La prima è che «gli italiani non pagheranno una lira, a differenza del passato». Perché, questi cattolici che hanno scelto di accogliere non sono italiani? Le parrocchie e gli altri luoghi della Chiesa non sono popolati da italiani che ci mettono tempo, cuore, risorse? Forse per questi cento della Diciotti lo Stato non pagherà, ma gli italiani sì, con convinta generosità».

«Infine, riferendosi alle indagini della magistratura su di lui, Salvini ha ripetuto per l’ennesima volta uno dei suoi slogan preferiti: non possono fermare «la voglia di cambiamento di sessanta milioni di italiani». Non sono sessanta milioni quelli che lo sostengono. Tanti italiani sì, ma non tutti. Tutti quei cattolici di cui abbiamo parlato finora, ad esempio, non sono con lui. Non sono disposti a barattare il Vangelo con i suoi slogan. Salvini non sfida solo la magistratura, le istituzioni italiane ed Europee, la Costituzione; sfida continuamente i cattolici: brandisce vangeli e rosari come se fossero spade, denigra la Chiesa, insulta e sfotte chi ha fatto della solidarietà un valore fondante. Abbiamo avuto, negli anni passati, tanta paura della secolarizzazione: lui in qualche modo ne è il culmine, perché ridicolizza la ricerca di uno stile di vita cristiano e vuole impedire che la Chiesa abbia un ruolo sociale. Molti cattolici lo seguono, forse non rendendosi ben conto di quanto sia distruttivo. Per fortuna, non tutti».