C’è anche una busta paga in negativo nella vicenda che riguarda gli 11 lavoratori del servizio mensa, gestito dalla “Ladisa”, occupati presso l’ospedale di Canosa di Puglia, in stato d’agitazione dopo la diminuzione del numero di posti letto, e quindi dei pasti nel presidio, un taglio che ha comportato la riduzione dell’orario di lavoro. Per la salvaguardia dei  livelli occupazionali in Prefettura, lo scorso 16 luglio, si è aperta una “procedura di raffreddamento” dove i rappresentati della “Ladisa” hanno indicato la possibilità di valutare il coinvolgimento de “La Cascina”, quale capogruppo dell’Ati, associazione temporanea d’impresa, appaltatrice del servizio di refezione in un altro appalto simile. La stessa “La Cascina” ha anche fornito la disponibilità ad un incontro, tale possibilità è stata condivisa anche dalla Asl Bat.

È seguito il 25 luglio un incontro per ragionare delle prospettive di riallocazione del personale in esubero, nelle more della definizione di attivazione di nuovi posti letto presso il presidio di Canosa di Puglia e dell’estensione del servizio di ristorazione presso la Rems di Spinazzola. Dalla Asl, inoltre, è arrivata la precisazione che entro il mese di settembre sarebbero stati attivati 20 posti letto di riabilitazione cardiologica ed è stata dichiarata la possibilità di utilizzare l’istituto del quinto d’obbligo sul contratto in vigore con l’Ati.

«Alla luce dei vari incontri e tavoli che si sono tenuti nei mesi scorsi, alla presenza della Asl e del Prefetto, ci chiediamo che fine hanno fatto tutti gli impegni presi? Nella vertenza che riguarda il futuro di questi lavoratori siamo ancora all’anno zero, anzi sottozero, esattamente come alcune buste paga. Infatti, – spiega Tina Prasti, segretario generale Filcams Cgil Bat – mentre siamo in attesa di iniziative finalizzate alla ricollocazione dei lavoratori sui presidi ospedalieri gestiti da ‘La Cascina’, contestiamo alla ‘Ladisa’ il fatto che dopo aver utilizzato tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione, inclusa a solidarietà, ha cominciato a ridurre, in maniera unilaterale ed arbitraria, le ore di lavoro contrattuali ed a decurtare somme in buste paga utilizzando per tale scopo ferie e permessi in percentuale eccedente rispetto a quella consentita dalla legge e senza il consenso dei lavoratori».

«Abbiamo già dato mandato al nostro legale di scrivere all’azienda per chiedere un incontro urgente tra le parti ed un impegno formale circa tempi e modalità dell’accordo non potendo più tollerare buste paga con saldo negativo, nonostante vi sia stata la prestazione di un’attività lavorativa. Infine, chiediamo al committente, cioè la Asl Bat, di intervenire in questa situazione per assicurare lavoro e stipendi al personale ed al Prefetto, che è a conoscenza di questa situazione, così come già sollecitato, la convocazione al più presto di un nuovo incontro tra le parti perché, in presenza di un tavolo aperto con la procedura di raffreddamento, non siamo nelle condizioni neanche di poter proclamare lo sciopero del personale» conclude Prasti.