L’orgoglio, la dignità e la rabbia di migliaia di olivicoltori italiani arrivano a Roma per l’ultimo appello al governo nazionale, chiamato ad intervenire con estrema urgenza per cercare di risolvere problemi seri che hanno messo in ginocchio il settore.
Giovedì 14 febbraio, a partire dalle 9.30, i Gilet arancioni, il simbolo sotto il quale si sono uniti gli olivicoltori appartenenti a Agci, Associazione frantoiani di Puglia, Cia, Confagricoltura, Confocooperative, Copagri, Italia olivicola, Legacoop, Movimento nazionale agricoltura, Unapol, Uci, manifesteranno a Roma, in piazza Santi Apostoli, il loro dissenso contro il governo e le forze parlamentari ancora sordi al grido di aiuto di imprenditori ed operai agricoli. Sono attesi oltre 5mila agricoltori, oltre che dalla Puglia, gli olivicoltori arriveranno da Sicilia, Calabria, Campania, Abruzzo, Lazio, Toscana per dare vita alla più grande manifestazione di sempre dell’olivicoltura italiana proprio il giorno di San Valentino, data simbolica scelta per rinnovare l’amore per la terra e per gli ulivi.
«Dopo troppe chiacchiere e stucchevoli rimpalli di responsabilità, i politici ci costringono a venire a Roma per spingerli a prendere provvedimenti urgenti a favore di un settore in ginocchio – denuncia Onofrio Spagnoletti Zeuli, portavoce dei gilet arancioni -. Pretendiamo lo stesso rispetto che viene dato a tutte le categorie agricole durante le emergenze, gli olivicoltori non sono cittadini di serie B».
«L’ultima trovata del disegno di legge non va bene per due motivi: richiede tempi lunghi ed incerti che le aziende non possono permettersi e soggiace ai ricatti dei partiti politici – ha continuato Spagnoletti Zeuli -. Pretendiamo invece un decreto legge d’urgenza e risorse per le gelate dell’anno scorso che hanno ridotto del 70% la produzione olivicola, pretendiamo un decreto legge d’urgenza per la xylella che è un enorme problema nazionale, con risorse vere ed immediate per le aziende ed i frantoi colpiti, pretendiamo interventi seri di contrasto alle frodi e ai cartelli che ci costringono ad abbassare i prezzi dell’olio extravergine d’oliva, che resta uno dei prodotti di punta del made in Italy».