«Chiediamo con forza lo stop a bandi in cui l’aggiudicazione sia subordinata al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa in servizi di emergenza urgenza e soprattutto salvavita». Sono i due presidenti delle federazioni pugliesi di Anpas e Misericordie, rispettivamente Domenico Galizia e Gianfranco Gilardi, a scrivere, con una nota formale, alla direzione dell’Azienda Sanitaria Locale della BAT dopo la scadenza avvenuta ieri di una procedura telematica negoziata per l’attivazione di una seconda postazione “Victor” (cioè con solo autista e soccorritore) del 118 da ubicare nel PTA di Trani nel periodo compreso tra il 15 luglio ed il 15 ottobre 2019. Le principali organizzazioni di volontariato, che supportano la ASL BT nella gestione del servizio di soccorso e trasporto infermi e feriti già in convenzione con l’Azienda Sanitaria, contestano una procedura ancora utilizzata e che sarebbe già da tempo superata anche dal nuovo codice del terzo settore.

«Vogliamo ricordare a noi ed a tutti – spiegano da Anpas e Misericordie – che nel nuovo codice del terzo settore questi servizi devono prevedere esclusivamente il rimborso di tutte le spese effettivamente sostenute e documentate. Dunque non può esserci un ribasso delle stesse spese che saranno effettivamente sostenute ancor di più per un servizio come questo che diventa spesso salvavita». Le organizzazioni di volontariato chiedono dunque all’ASL BT di ritirare in autotutela questa procedura e non indirne altre simili perché, dicono, «indiscutibilmente illegittime e violative delle specifiche disposizioni di legge in materia» e di riprendere quel confronto costruttivo che in passato ha prodotto importanti risultati in termini di efficienza e correttezza gestionale.

In più Anpas e Misericordie hanno ricordato già in diverse occasioni come la gestione di una postazione del 118 sia, per le associazioni di volontariato, un importantissimo banco di prova al servizio della comunità «con azioni costanti di implementazione tecnologica e di formazione degli operatori – spiegano Gilardi e Galizia – tali da andare ben oltre la stipula di convenzioni con le aziende sanitarie locali. In più non capiamo la necessità di procedere a bandi in cui vi sono convenzioni che durino tre mesi, successivamente rinnovabili, mentre sarebbe più opportuno ripensare a periodi più lunghi tali da dare la possibilità alle organizzazioni di volontariato di organizzarsi nel miglior modo possibile con investimenti importanti su mezzi e logistica».