Scoperto nel lontano 1813, a seguito di lavori di scavo da parte di tale Sabino Monterisi D’Alesio proprietario del terreno, l’ipogeo Monterisi-Rossignoli è situato nei pressi del cimitero cittadino della città di Canosa di Puglia.

La tomba risultò agli occhi degli archeologi e studiosi del tempo di notevole interesse storico ed architettonico: scavata nel banco tufaceo, presentava  un dromos a gradini ed un’unica cella preceduta dal vestibolo. Il vano di accesso era a pianta rettangolare e sulla volta vi erano due cavalli marini scolpiti nel tufo. La cella di forma rettangolare, aveva il soffitto a doppio spiovente, con una trave centrale e travicelli ad essa perpendicolari e tra loro paralleli, scavati nel tufo, sulla parete di sinistra era collocato il letto funebre, anch’esso ricavato dal tufo, a forma rettangolare, decorato con rilievi raffigurante un ippocampo ed una volpe. Su una delle pareti vi era scolpito un cinghiale a grandezza naturale, che poggiava su una base rettangolare, decorata sul lato anteriore con un essere avente testa di cane, muso di maiale e corpo serpentiforme. L’ipogeo ospitava una sola sepoltura maschile, in posizione supina, che indossava una corazza in bronzo, un elmo e uno schiniere, mentre un altro elmo era posto sul letto funebre.

Parte del vasellame ivi trovato, prima dell’intervento delle competenti autorità, fu trafugato da privati cittadini che se ne appropriano. I restanti ritrovamenti sono oggi custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ed il Museo Statale Antikeusammlungen a Monaco di Baviera.

Il corredo funebre dell’ipogeo era sicuramente molto ricco  e tra i tanti reperti si distinguono: un Kratere a volute, con scene di battaglia e divinità; un Loutrophoros apulo a figure rosse, con decorazioni vegetali, figure femminili ed Hermes; una corazza anatomica; due elmi in bronzo; anelli d’oro; corniole; un pugnale ed una spada, decorata di pietre; collane; tazze e lucerne.

La tomba abbandonata nel corso degli anni, è stata oggetto di atti vandalici ed uso improprio. Oggi si presenta, per quello che resta, come testimonianza della grandiosità della civiltà dauna e del ruolo che rivestì Kanysion.

La Fondazione archeologica auspica in una sua prossima ma non lontana valorizzazione, attraverso un progetto di recupero,  che possa riportare l’ipogeo al suo antico splendore, dando la possibilità alle generazioni future di poter ammirare la bellezza, ad oggi nascosta, del sito.