«È notoria ormai una certa resistenza, per non dire riottosità, da parte dei consiglieri regionali pugliesi a fare marcia indietro sul provvedimento con il quale hanno resuscitato il trattamento di fine mandato, abolito nel 2012. Lo ribadiamo: il Pd, almeno a livello locale,  non è pregiudizialmente contrario a una retribuzione adeguata del personale politico, così come non sposa teorie falsamente pauperiste del costo zero. La politica ha i suoi costi: a chi ricopre importanti cariche va riconosciuta un’ indennità adeguata. Ma ci pare anche che quanto percepito oggi dai consiglieri regionali sia più che sufficiente, specie se lo rapportiamo alle indennità di chi amministra intere città in territori dove è a rischio anche la vita». A scriverlo in una nota è la segreteria del Partito Democratico di Canosa Di Puglia.

«Il surplus di stipendio a cui i nostri consiglieri si ostinano a non rinunciare, anche se poi propongono il correttivo del 2% a loro carico, non è giustificabile nel modo in cui è stato ottenuto. Denota inoltre – continuano dal partito – una sorta di tabe che affligge il sistema politico attuale in cui i partiti, soprattutto nelle rappresentanze locali, spesso sono costretti all’autotassazione dei propri iscritti per pagare gli affitti delle loro sedi e gli eletti godere di prebende non coperte dal bilancio. Il provvedimento è passato all’unanimità, anche se, siamo sicuri, non sarebbe affatto unanime il consenso se posto in una discussione alla luce del sole, in cui ciascuno di loro sarebbe costretto a prendersi la parte di responsabilità politica che gli compete. In questa situazione non poco imbarazzante c’è qualcuno che sembra aver perso la favella, chissà se il gatto gli ha mangiato la lingua. Brilla per il suo assordante silenzio una persona a noi abbastanza vicina, se non altro fisicamente, che al momento fa parte di Fratelli d’Italia. Ebbene, non so cosa ne pensi Giorgia Meloni di ciò che i suoi combinano in Regione Puglia, d’altronde già dai tempi della Polverini presidente della Regione Lazio ne vediamo di tutti i colori. Ma è bene ricordare che un Giorgio del tempo passato, di cui il nostro è un epigono, almeno sul piano politico oggettivo, meno forse sul piano culturale, proprio contro la costituzione delle Regioni si battè fieramente fino a guadagnarsi l’appellativo di vescica d’acciaio per aver tenuto in Parlamento un discorso di ben otto ore. Oggi, i suoi eredi nelle regioni si trovano benissimo. Ci faccia sapere, consigliere Francesco Ventola come la pensa su questa penosa vicenda – conclude la segreteria cittadina – e come voterà il 28 settembre, prima che il giocattolo lo rompa il Ministro dell’Economia impugnando il provvedimento per mancanza della copertura finanziaria».