Il “Risorgimento” del Canosa è passato inevitabilmente anche da una ritrovata solidità difensiva, elemento mancato nelle prime uscite stagionali quando in sei incontri, la porta del Canosa fu violata otto volte. Il trend è mutato inevitabilmente nei match seguenti con l’innesto di Stefano Tarolli fra i pali: solo tre reti incassate, quelle contro Acquaviva, Bitonto, Gallipoli e tre clean sheet di fila fra Ginosa, U.C. Bisceglie e Molfetta per un’imbattibilità che dura da 270’.
L’ex estremo difensore del Bisceglie, classe 1997, ha unito esperienza ed affidabilità rendendosi fin da subito protagonista con i suoi interventi, su tutti quello provvidenziale nel finale di gara del “San Sabino” contro l’U.C. Bisceglie sul colpo di testa di Di Fulvio, abbassando la saracinesca nel momento di maggiore sofferenza del collettivo del tecnico Di Simone. Come diceva Agatha Christie, «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova». Ebbene, i tre indizi ci sono tutti e sono, per l’appunto, la prova lampante della tesi poc’anzi enunciata. Ad innalzarsi è anche il livello delle prestazioni di Talin, in rete contro l’Acquaviva ed autore di un assist contro il Gallipoli, di Gomez al centro della retroguardia, e di Pignataro, bravo a ritagliarsi anch’esso il suo spazio e protagonista di un’ottima prova nella trasferta di Molfetta.
Fondamentale, nelle ultime gare, anche l’apporto di Davide Lamacchia, sia da braccetto in difesa, sia da esterno nel centrocampo a cinque con due reti e due assist che ne hanno fatto, sulla scorta di quanto già visto la passata stagione, una certezza nonché spina nel fianco delle difese avversarie. L’entusiasmo in casa Canosa è alle stelle, occorre però tenere i piedi ben piantati per terra al fine di evitare voli pindarici e tornare in un batter d’occhio sul pianeta Terra.
