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In giro “accavallati” per esser armati e pronti all’azione: le indagini dei carabinieri per evitare una faida

I dettagli dell'operazione "San Sabino": fondamentale la collaborazione di cittadini ed istituzioni

“Camicia”, “maglietta” e “pantalone” indicavano i vari tipi di droga mentre “accavallato” significava essere armati e pronti all’azione. E la parola accavallato, più volte ripetuta, dava il senso ancor più chiaro della pericolosità dei gruppi in campo a contendersi una piazza di spaccio centrale a Canosa. E’ quanto emerge tra i dettagli dell’operazione San Sabino conclusa ieri mattina con l’arresto da parte dei carabinieri di 11 persone appartenenti a due famiglie canosine, Lorusso e Sorrenti, che si stavano fronteggiando per il controllo del fiorente spaccio in piazza cosiddetta del Carmine e zone limitrofe nel centro storico della città.

Sette agli arresti in carcere (Nicola Cafieri di 37 anni, Luca D’Agrezia, di 26 anni, Donato Petroni, di 30 anni, Andrea Sorrenti, di 28 anni, Andrea Tarantino, di 25 anni, Francesco Lorusso, di 33 anni e Mario Lorusso di 53 anni), quattro agli arresti domiciliari (Angela Murante di 54 anni, Michele Lorusso di 25 anni, Danail Lichkov Slavchec di 29 anni e Michel Petroni di 23) con le accuse di spaccio di sostanze stupefacenti ma anche uso illecito di cellulari all’interno di istituti di pena fino alla detenzione di armi clandestine ed esplosivi. C’è anche una contestazione di tentato omicidio per due episodi che i carabinieri avrebbero sventato grazie all’intuito dei militari.

L’indagine dei carabinieri della compagnia di Andria è partita quasi per caso dopo un’altra inchiesta portata avanti dai militari di Bisceglie. Fondamentale, come spiegato ieri dal comandante provinciale dei carabinieri dalla BAT, il col. Massimiliano Galasso, la collaborazione delle istituzioni e dei cittadini stanchi di vedere lo spaccio in piazza davanti alle proprie abitazioni e soprattutto preoccupati per i propri figli e per la possibile escalation di sangue. Una vera e propria guerra tra fazioni disposte a tutto come evidenziato dal capitano della compagnia di Andria il cap. Pierpaolo Apollo. I sequestri di armi, infatti, sono stati effettuati a più riprese con una chiara capacità dei gruppi di rifornirsi anche dopo l’intervento dei militari.

Le indagini hanno previsto l’utilizzo di intercettazioni telefoniche ed ambientali, registrazioni con telecamere e arresti in flagranza ma l’intensificazione delle indagini si è resa necessaria anche per prevenire atti dinamitardi e, soprattutto, uno o più omicidi, avendo già acquisito sufficienti prove. L’attività investigativa ha anche consentito di documentare il fiorente spaccio di sostanze stupefacenti in quella piazza che fruttava almeno mille euro al giorno, soprattutto grazie al fatto di avere decifrato il linguaggio criptico utilizzato dagli spacciatori nelle interlocuzioni telefoniche con gli acquirenti.

L’operazione San Sabino è la terza su Canosa nel giro di poco più di sei mesi dopo la cosiddetta operazione “Rossoblu” nata proprio dalla denuncia dei cittadini che non volevano piu’ spaccio “sotto casa”, e dopo l’operazione “Diomede” di giugno scorso, che ha smantellato un clan attivo nel traffico e nell’estorsione con metodo mafioso.

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