«Sbagliare è umano, perseverare è diabolico ed è ancora più diabolico quando si sbaglia facendo pagare il costo alla collettività. L’ospedale Covid nella Fiera del Levante nasce per adeguare la rete dei posti letti Covid agli standard ministeriali con necessità per la Puglia, conosciuta fin dal maggio 2020, di aumentare di 176 i posti letto di terapia intensiva. Il presidente Emiliano non solo non si attivò subito ma, quando lo fece, invece di implementare qualche posto letto aggiuntivo negli ospedali pugliesi esistenti decise di appaltare 9 milioni di euro, che poi sono lievitati a 25 milioni, con tutto quello che ne è conseguito per l’arruolamento del personale sanitario e con una spesa mensile di 111 mila euro di affitto che continuiamo a pagare ogni mese per mantenere una struttura praticamente vuota». A scriverlo in una nota è Francesco Ventola, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

«Oggi l’ospedale in Fiera esiste e resiste perché c’è stata da parte del Governo nazionale la proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2021, nonostante la campagna vaccinale stia dimostrando la sua efficacia e si registri un ricorso all’ospedalizzazione basso. Di contro, però, è saltata la Fiera del Levante in un momento di forte ripresa dell’economia, con grave danno per gli operatori economici pugliesi. Il Pil oggi in Italia – spiega Ventola – è ai massimi in Europa, cresciamo economicamente più di Francia e Germania, viviamo la svolta da un’economia recessiva ad una fase di economia espansiva mentre a Bari facciamo saltare la Fiera nel silenzio di tutti. Che danno stanno subendo gli albergatori, i ristoratori, i baristi e gli operatori economici e commerciali senza la Fiera, ce lo siamo chiesti? Di fronte a tutto questo si continua a perseverare nell’errore arrampicandosi sugli specchi. A chi dice che è abusivo sul piano urbanistico, si risponde che sarà trovato un accordo; a chi chiede altri 20 mila metri quadri espositivi si promettono moderni padiglioni; a chi dice che non serve più si risponde con progetti fantasiosi come la realizzazione di un centro per le maxi-emergenze o per la formazione di alta tecnologia medica. Infine, c’è chi invece vuole tenerlo solo perché è bello! Ma davvero c’è qualcuno che pensa che può coesistere urbanisticamente un ospedale o centro per le maxi-emergenze nel centro di Bari, per altro inserito in una struttura fieristica, e che presenta seri problemi di traffico? E se la maxi-emergenza è, ad esempio, di tipo traumatologico come si trasporta un soggetto politraumatizzato in un ospedale non attrezzato per il trauma?».

«Nonostante i nostri solleciti non è dato sapere se l’ospedale in Fiera è in possesso di certificazione antisismica, agibilità, autorizzazione all’esercizio o accreditamento. Infine, a chi intravede nella struttura sanitaria in Fiera il futuro centro di formazione medica, replico che questa non può essere dissociata dall’assistenza medica e non capisco perché non si debba investire nella tecnologia avanzata e conseguente formazione nelle strutture sanitarie in esercizio a partire dalle nostre Università. Ma come possono coesistere l’assistenza in sala operatoria al Policlinico con chirurgia robotica e la formazione all’ospedale in Fiera? Si utilizzeranno i manichini o veri pazienti? E nel caso di pazienti in caso di complicanza chi interviene e dove si trasferisce il paziente? Pongo una serie di interrogativi perché aprire una seria riflessione. Chiaramente – conclude il consigliere di Fratelli d’Italia – sollevo da questa chi afferma che la struttura va mantenuta perché è bella!».