Non solo una città tra le più importanti in Italia a livello archeologico ma anche un territorio da valorizzare per la sua importante identità del paesaggio rurale. Due momenti importanti quelli di ieri a Canosa di Puglia, città che ora punta a candidare una porzione del territorio comunale all’Elenco Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici. Una porzione importante formata da circa 14mila ettari di area periurbana che possa valorizzare appieno la matrice identitaria del territorio canosino con il suo paesaggio agrario storico formato anche da architetture rurali ed un sistema importante materiale di calcarenite. Una candidatura nata grazie all’adeguamento del PUG (Piano Urbanistico Generale) al PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) che pone Canosa tra le prime città della BAT ad averlo realizzato. Un progetto nato dalla spinta propulsiva non solo dell’amministrazione comunale ma anche della condivisione con la sezione canosina di Italia Nostra e soprattutto il coinvolgimento degli ordini professionali di Architetti ed Ingegneri della BAT.
«È un’opportunità, perché il territorio di Canosa è vasto e poco antropizzato – ha spiegato la vice presidente dell’Ordine degli Architetti BAT Marina Dimatteo – Queste aree essendo così estese hanno delle peculiarità diverse fra loro e quindi gli interventi che si possono effettuare o meno sono diversi uno dall’altro. La candidatura è uno degli esiti più tangibili dell’operazione di adeguamento del PUG al PPTR. Quello che è stato fatto dal gruppo che ha curato l’adeguamento è un lavoro molto attento dal punto di vista della valorizzazione paesaggistica, quindi non è un mero adeguamento normativo, ma ha una sensibilità diversa. Si può parlare di un vero e proprio piano strategico dove ad ogni area individuata, con sue specifiche peculiarità, sono state date delle direttive anche progettuali, perché un paesaggio per essere valorizzato ha bisogno anche di minimi interventi mentre nel momento in cui si ha una tutela stretta dove non si può fare nessun intervento – ha concluso l’arch. Dimatteo – molto spesso ci si spinge verso l’abbandono e anche verso il degrado del territorio, quindi attraverso questo strumento urbanistico si ha la possibilità di dare delle direttive concrete e soprattutto che possano portare a uno sviluppo sostenibile del territorio».
Ieri mattina un sopralluogo con tutte le parti in causa presso l’area cosiddetta della Murgetta, quella che si punta a candidare in questo speciale elenco istituito da qualche anno presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Nel pomeriggio, poi, un incontro pubblico ed una tavola rotonda all’interno del foyer del Teatro “Lembo”. Dopo i saluti istituzionali portati dai vari enti coinvolti (per l’Ordine degli Architetti BAT la vice presidente arch. Marina Dimatteo), c’è stata l’introduzione dell’arch. Mauro Iacoviello Dirigente del settore III del Comune di Canosa e poi i qualificati interventi del Prof. Leonardo Di Mauro Docente di Storia dell’Architettura all’università degli Studi di Napoli “Federico II”, di Pasquale Ieva studioso della città e dell’arch. Vincenzo Lasorella Dirigente della sezione Tutela e Valorizzazione del Paesaggio della Regione Puglia. Per l’idea della candidatura importante anche il coinvolgimento di uno dei giovani architetti del territorio e cioè Fabio Bruno. Le conclusioni sono state affidate alla Prof.ssa Cristina Saccinto Assessore alla Cultura del Comune di Canosa.
«Per la prima volta il focus dell’attenzione non è più soltanto sull’archeologia – ha spiegato la prof.ssa Saccinto – per cui Canosa non va soltanto raccontata dal punto di vista archeologico e storico ma anche dal punto di vista paesaggistico. Per questo un territorio che si racconta attraverso il paesaggio, il paesaggio narra la storia, l’identità di un territorio, un vissuto, un vissuto legato anche alla produzione e quindi all’attività agricola, masserie, aziende agricole».
L’iniziativa è stata un primo momento pubblico di approfondimento sui contenuti della candidatura ed un’occasione per presentare i risultati preliminari del processo di adeguamento pianificatorio, all’interno di una cornice culturale che richiama i temi del Grand Tour e quindi dei primi vagiti del turismo a partire dal 1700, della rigenerazione del paesaggio rurale e della continuità storica tra territorio, comunità e progetto.




























