«In riferimento ad alcune posizioni emerse sulla stampa di oggi, ed in particolare alle dichiarazioni del presidente della Confagricoltura Bari/Bat, ci fa specie constatare che un’associazione datoriale difronte a fatti eclatanti accaduti in Puglia e nelle provincie di Bari e Bat in materia di lavoro nero, caporalato ed illegalità nelle campagne neghi l’evidenza legittimando di fatto tutte le forme di illegalità che, non solo noi denunciamo continuamente, ma che sono emerse anche da indagini fatte dalla Procura e dalle Forze dell’ordine con oculatezza. Circostanze che trovano un riscontro anche nei dati diffusi dal Ministero del Lavoro sulle inadempienze contrattuali ed il sommerso che nelle provincie di Bari e Bat si attestano attorno al 60% (numeri, peraltro, verificati dalle azioni ispettive in campo e non confutabili)». Inizia così la dura nota di Riglietti e De Leonardis della Flai e della Cgil.

«L’unica giustificazione che noi diamo a queste prese di posizioni è quella della tracotanza e arroganza di un impresa agraria reazionaria che nutre un livore di classe verso tutte le forme di lavoro subordinato e le organizzazioni di rappresentanza e che immagina l’impresa ed il mercato come l’ombelico del mondo.

Ci spiace che questa posizione rancorosa ed irreale sulle condizioni di lavoro e di sfruttamento si riverberi sull’intero sistema d’impresa che vive spesso forme non solo di dumping sociale e contrattuale ma anche un monopolio di alcuni nuovi imprenditori che gestiscono tutte le fasi dalla produzione alla commercializzazione, il mercato agricolo, determinando prezzi e rapporti con la grande distribuzione organizzata.

Aziende, quest’ultime, che si alimentano di risorse pubbliche con l’assenso implicito della Regione che non da applicazione reale, in tutte le sue forme, alla Legge 28/2006, che godono di fiscalizzazione improprie degli oneri sociali spesso avvalendosi del titolo di imprenditore agricolo a titolo principale pur sconfinando in attività prettamente commerciali in quanto, spesso, il prodotto trasformato e commercializzato riviene da oltre il 50% da attività di conferimento o acquisto di prodotti alla pianta.

Concludendo, l’invito che la Flai e la Cgil Bat rivolgono al sistema d’impresa è di non mettersi il prosciutto sugli occhi negando evidenze e violazioni ma di fare insieme una battaglia affinché la legalità e le applicazioni contrattuali diventino l’elemento distintivo del sistema d’impresa, valorizzando dunque appieno la Legge 199/2016 a partire dalla Rete del Lavoro di Qualità agricolo e dall’eticità dei prodotti».