«Qualche settimana fa abbiamo pubblicato un post sul nostro patrimonio archeologico che cade in rovina. Per avere un’idea di come fosse anticamente quell’arco che noi chiamiamo comunemente “Arco di Traiano”, ci soccorre la scheda dedicata al monumento in “ Principi, Imperatori e Vescovi”. La ricercatrice che ha firmato la scheda prende a riferimento l’incisione del Desprez, allegata all’opera dell’abate di Saint Non nel 1783, nel suo “Voyage pittoresque” che raffigura l’arco prima del suo parziale interro e della caduta degli elementi sovrastanti». A scriverlo in una nota è l’associazione “Italia Nostra” sezione di Canosa Di Puglia.
«Secondo l’autrice della scheda – spiegano da Italia Nostra – il disegno dell’arco è eseguito in scala e ciò può costituire un indice di approssimazione valido per una ricostruzione dimensionale delle parti mancanti. Secondo questa ipotesi, l’arco, che attualmente raggiunge un’altezza di 8,50 metri dal piano di campagna, avrebbe avuto anticamente un’altezza di 13 metri. Emanuele Mola nel 1796 parla di pilastri marmorei sui lati dell’edificio e di tegole di marmo usate per la copertura. Un viaggiatore tedesco, Riedesel nel 1913, dopo aver descritto il monumento, parla di un altro arco, situato nella parte opposta della città, di uguale tipologia, addirittura di maggiori dimensioni. Non ci sono altre notizie sulla localizzazione di questo secondo arco, la cui notizia molto ci incuriosisce e non crediamo sia sparito nel nulla. Per quanto tanto può aver fatto l’opera devastatrice dell’uomo nel distruggere opere di grandi dimensioni, ci chiediamo se questo manufatto andato distrutto, non sia stato reimpiegato, almeno in alcune sue parti, per qualche altra opera che è magari sotto gli occhi di noi tutti. Una ricerca su questo monumento sparito, da parte degli studiosi – concludono dall’associazione – sarebbe benvenuta».