L’errore c’è stato e la Regione pagherà. L’Ente territoriale pugliese ha deciso di non impugnare la sentenza che la vede costretta a sborsare oltre un milione di euro, a titolo di risarcimento, per un incredibile caso di scambio di culle, avvenuto 33 anni fa nell’ospedale di Canosa di Puglia. La condanna era stata emessa nel settembre scorso dal giudice Roberta Picardi del Tribunale Civile di Trani, dopo che una delle due donne scambiate, Antonella Zenga, aveva deciso di fare causa alla Regione per il clamoroso errore.

Si conclude così una battaglia legale cominciata nel 2015, circa tre anni dopo che la donna aveva scoperto tutto a seguito di un test del DNA. Ancora in corso, invece, il procedimento giudiziario intrapreso dall’altra donna, protagonista suo malgrado della vicenda.

Le due bambine di Trinitapoli erano nate nello stesso ospedale a distanza di pochi minuti l’una dall’altra, il 22 giugno 1989. Dopo il parto, le neonate, prive di braccialetto identificativo, vennero portate nel nido del nosocomio, che si trovava ad un piano diverso rispetto a quello di degenza. È molto probabile che qui sia avvenuto lo scambio, senza che le madri potessero accorgersi dell’errore. Il caso venne alla luce a distanza di oltre 20 anni dalla nascita, in maniera del tutto casuale, attraverso delle foto pubblicate su Facebook .

A distanza di sette anni, il Tribunale di Trani ha così accolto la richiesta di risarcimento, che la Regione ha quindi deciso di non impugnare. Pagherà circa mezzo milione di euro alla donna, a fronte di una richiesta di tre milioni. 215mila euro saranno invece versati ad entrambi i suoi genitori naturali e circa 80mila al fratello “per non aver potuto vivere completamente la relazione parentale”.