«Un intervento, quello della Regione, volto a dare un maggiore decoro alle strade che, purtroppo, sono spesso sporche a causa degli incivili. Poteva essere un’occasione importante per Canosa, visti gli innumerevoli problemi che riguardano l’abbandono di rifiuti e la generale sporcizia delle strade. È affare noto e basta dare un’occhiata alla stampa locale per rendersene conto». Inizia così una nota dell’ex assessore della giunta La Salvia, Elia Marro, che torna ad accusare la giunta Morra per aver perso un’occasione importante come quella del contributo stanziato dal Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, lo scorso 8 agosto (ordinanza num. 480), di 1 milione di euro ai Comuni per la rimozione in via d’urgenza dei rifiuti e per la pulizia dei cigli stradali. Il Comune di Canosa non rientra tra i beneficiari del contributo.

«Peccato, sarà per la prossima – ha dichiarato laconicamente Marro – Il nostro Comune non ha ottenuto nessun finanziamento, nonostante l’urgenza, avendo presentato in ritardo la domanda rispetto ad altri Comuni che invece si sono mobilitati celermente. La notizia dello stanziamento fino ad un massimo di euro 25.000,00 per ogni Comune ha infatti attratto l’attenzione di molti sindaci pugliesi, ma non abbastanza l’attenzione dell’Amministrazione canosina. Ora dobbiamo sperare che i Comuni assegnatari del contributo non lo utilizzino, in modo tale che si possa rientrare grazie allo scorrimento della graduatoria – ha continuato Marro -. A dimostrazione del fatto che non basta l’opposizione sterile, proprio l’8 agosto ho realizzato una diretta Facebook in cui chiedevo all’Amministrazione di partecipare. Una collaborazione fattiva, a favore della città, che purtroppo è rimasta inascoltata».

«Eppure non era difficile presentare domanda, non occorrevano né bandi né esperti esterni a spese dei cittadini – ha concluso Marro -. Serviva solo una semplice domanda da presentare il 9-10 agosto che, tuttavia, è giunta l’11 alle 14:00, in ritardo rispetto alle altre. Canosa ritenta, sarai più fortunata!».