Da “L’allenatore nel Pallone” nei panni dell’iconico mister Oronzo Canà a “Un Medico in Famiglia” nelle vesti di Nonno Libero, passando per “Vieni avanti cretino”, “Fracchia la Belva umana”, “Al Bar dello Sport”, “Scuola di Ladri”, “Commissario Lo Gatto” e “Un’estate al mare”: sono questi alcuni dei grandi successi dell’attore e comico Lino Banfi. Definire unica e meravigliosamente pregna di successi la carriera del “Nonno d’Italia” sarebbe un eufemismo. Sì, perché Pasquale Zagaria, questo il nome all’anagrafe, è riuscito nell’intento di entrare nelle case di tutti gli italiani in molteplici vesti, stupendo ogni volta sempre di più e passando alla storia anche per numerose frasi applicate nella vita di tutti i giorni da molti italiani vedi “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio”, “Ti spezzo la noce del capocollo e ti metto l’intestino a tracollo” o “Madonna Benedetta dell’Altomare di Tokyo”. Legato a Canosa di Puglia da un cordone ombelicale senza eguali, quest’ultima all’interno dei suoi film, calcoli alla mano, è stata citata all’incirca più di 1500 volte a testimonianza di come mai il Sig. Zagaria abbia dimenticato il luogo dove tutto è iniziato.

«Canosa è il mio paese – spiega Lino Banfi – ne parlo sempre, ha rappresentato la città delle mie origini, anche se sono nato ad Andria. E’ difficile che io possa tornare a vivere qui, però sto facendo di tutto per farla diventare a modo mio sempre più importante. Torno spesso, uno di questi giorni verrò sicuramente per procurarmi un po’ di verdura fresca e poter sentire gli odori della carota (pastenèche), del sedano (l’àcce) e del finocchio (fenòcchje). Il ricordo più bello in assoluto che mi lega alla città è quando prima che andassi via le prime volte, a Napoli e Roma, e poi definitivamente a Milano, all’età di 17 anni circa, passeggiando per la Villa Comunale assieme a due miei amici, ci prendevano per pazzi. Perché? Beh, io sognavo di fare cinema, televisione, loro invece i tenori all’opera».

Gli inizi però non sono stati facili: tanta la gavetta, quella che lo ha portato ad alzarsi presto la mattina e a toccare il cuscino in tarda serata senza più energie, ma nonostante ciò Lino non si è mai perso d’animo: «Le difficoltà incontrare sono state tante – continua il Sig.Zagaria – anche oggi all’età di 87 anni “suoneti”. A “Ballando con le Stelle” ho avuto dei problemi, mi sono emozionato assieme a tutta Italia ma per fare questo ho dovuto subire delle piccole forche caudine, del resto non ho mai ballato. Della mia vita ripeterei tutto, anche le cose sbagliate. A Milano, a 18 anni, facevo parte di un gruppo in cui si sono verificati brutti espedienti e a me non piaceva, io volevo fare un lavoro onesto come quello dell’attore ma questo non era considerato tale a quei tempi».

Tanti gli aneddoti legati alla carriera di Banfi, vedi quello con Totò che gli consigliò di cambiare nome per renderlo più riconoscibile al pubblico, o quello con Ciccio Ingrassia e Franco Franchi che preziosi si rivelarono agli albori della sua carriera, senza dimenticare il rapporto con Federico Fellini, Paolo Villaggio, Alberto Sordi e Aldo Fabrizi. Accanto a lui, per ben 61 anni, 10 di fidanzamento e 51 di matrimonio, c’è sempre stata invece sua moglie Lucia, venuta a mancare alcuni mesi fa. Un amore unico, indissolubile, di una bellezza rara e disarmante, qualcosa difficile da descrivere ma che l’attore canosino, attraverso le sue parole e le sue emozioni, è riuscito sempre a trasmettere, non ultimo proprio a “Ballando con le Stelle”, storico programma di Rai 1 condotto da Milly Carlucci, con un valzer dedicato all’amore della sua vita caratterizzato da una scenografia che vedeva all’inizio dell’esibizione, come scenografia, la “Cattedrale di San Sabino”, luogo in cui gli amici lo spinsero a farsi avanti con Lucia. La loro è stata e sempre sarà una storia meravigliosa da raccontare, partendo dal matrimonio stesso celebrato da “fuggitivi” alle ore 06,00 di mattina lontano da tutto e tutti nella “Chiesa dei Santi Francesco e Biagio”.

«Il ricordo di mia moglie è ancora fresco – afferma Banfi –  tutti sanno l’affetto che ho sempre nei suoi confronti, nonostante non sia più accanto a me, a Canosa soprattutto. Di qualsiasi cosa si parli, Lucia è sempre parte integrante di ogni discorso. Un consiglio alle nuove generazioni sul successo di un matrimonio? La parola sopportazione non mi piace, è fondamentale la maturità di entrambi nel capire il momento, occorre non reagire con rabbia e mettersi nei panni dell’altro, questo è ciò che ho sempre fatto, può darsi che mi sarei incazzato anche io al posto suo in certe occasioni. Questa è già una grande virtù, poi occorrono anche dei sacrifici come quelli miei e di Lucia, abbiamo costruito tutto mattone su mattone. Fu lei a convincermi a partecipare a “Ballando con le Stelle”, mi diceva in dialetto canosino “Lillì, e accontenta alla Carlucci”».

Una volta analizzata parte della sua vita, ecco arrivare il tema Canosa Calcio 1948: «Ogni volta che vengo chiedo sempre ma “In che cavolo di serie si trova la squadra? In passato, ha vissuto diversi momenti importanti, venni a vederla in due o tre occasioni, per la precisione quando girai un film a Trani. Il 5-5-5 ve lo consiglio sicuramente ma solo nel secondo tempo senza farsene accorgere, nel primo va bene il 3-5-2 di mister Zinfollino, ha un bel cognome, ispira fiducia. Un consiglio prima della partita? Mangiare cinque cozze pelose e, se possibile, fare l’amore con una persona che ami la notte prima della partita, vedrete che male non fa. Cercherò di venire quanto prima al “San Sabino”, contro l’Unione Calcio Bisceglie vinciamo come minimo per 3-0, se va male 2-1».

La chiacchierata non può che concludersi con una chiosa sui personaggi più amati che ha avuto modo di interpretare, con tra l’altro, un bel pensiero su Checco Zalone: «Canà e Nonno Libero rappresentano due mondi diversi, il mondo del calcio nel cinema non c’era mai stato ma io con “L’allenatore nel Pallone” ce l’ho portato. Per quanto riguarda “Un Medico in Famiglia” mi ha inorgoglito essere chiamato da Papa Francesco “Nonno d’Italia”, è una responsabilità, un onere ma anche un grande onore. Checco è un grande attore che sa fare il suo lavoro, concordo con quanto affermato da lui in tempi non sospetti relativamente al fatto che io abbia aperto la strada a tutti i pugliesi nel mondo della comicità. Questa frase racchiude praticamente al suo interno tutta la mia vita».

Un grande uomo, prima che attore e comico: in fondo, ogni canosino, assistendo alle sue gesta in tv o al cinema, si è sentito rappresentato. Grazie Lino, Canosa e i canosini ti saranno per sempre grati!