In Puglia quasi una ragazza su tre, il 30,4%, non studia, non lavora e non segue alcun percorso formativo, contro il 29,1% dei coetanei maschi. E’ la fotografia scattata da Save the Children, in occasione della Giornata mondiale dell’Infanzia, nell’XI edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia “Con gli occhi delle bambine”.

Dall’analisi emerge una regione non “a misura di bambino”, ma ancor meno “a misura di bambine”. Già prima della crisi Covid, rivela l’indagine, il 38,8% dei minori pugliesi viveva in povertà relativa, al terzo posto dopo Calabria e Sicilia, con gli asili nido solo per il 6,7% dei bambini, la dispersione scolastica al 17,9% e il 29,7% dei giovani tra i NEET, cioè coloro che non studiano, non lavorano e non investono nella formazione professionale. Una sorta di “zona rossa” della povertà educativa. Nel 2018-2019 in Puglia quasi sei minori su dieci tra i 6 e i 17 anni, il 59%, non leggevano neanche un libro extrascolastico all’anno, mentre il 29,8% dei bambini o adolescenti tra i 3 e i 17 anni, quasi uno su tre, non praticava alcuna attività sportiva.

Per quanto riguarda le performance scolastiche, i dati migliori sono quelli di Lecce con il 24,2% delle ragazze e il 27,2% dei ragazzi che non raggiungono competenze minime, i peggiori risultano nella provincia di Foggia, con il 30,4% delle ragazze e il 37,9% dei ragazzi. Quasi una ragazza su tre (30,3%) si diploma al liceo classico o scientifico, una su cinque si diploma in un istituto tecnico (20,4%). Tra le province pugliesi, è Lecce quella con la percentuale più bassa di minori sul totale della popolazione (15,3%), mentre Barletta-Andria-Trani fa registrare il valore più alto (17,5%). L’incidenza dei minori con cittadinanza straniera è a Foggia del 6,7%, a Bari del 4,2%.